Salve cultori del (fanta)calcio analogico. 

Da qualche giorno è terminato il mondiale per club che ci ha tenuto compagnia nell’ultimo mese e ci ha evitato (almeno per ora) quelle crisi di astinenza da calcio che ti fanno scommettere mezzo stipendio su Chicken inn-Yadah,scontro salvezza del campionato dello Zimbabwe. 

Ma alla fine di questa lunga cavalcata che ha portato inaspettatamente il Chelsea di Enzo Maresca sul tetto del mondo cosa ci rimane di questa competizione così tanto discussa e criticata?

– il divario tra le squadre europee e quelle del resto del mondo c’è (ovviamente!!!) ma non è così ampio come pensavamo. Diciamoci la verità,tutti noi pensavamo che le squadre europee sarebbero andate in America ad asfaltare qualunque avversaria in qualunque condizione. Invece abbiamo visto squadre sudamericane (ma non solo) tenere testa alle squadre europee più blasonate,in qualche caso anche eliminandole.

– il PSG è attualmente la squadra più forte al mondo ma non è ingiocabile e neanche imbattibile. Non sarà un mondiale per club a ristabilire le gerarchie di una stagione,ma la finale persa nettamente dai parigini contro un Chelsea devastante li riporta quantomeno sul piano degli umani.

– nel calcio moderno la condizione fisica conta spesso più di quella tecnica. Ci ricolleghiamo al punto 1,le squadre europee sono arrivate a questo mondiale al termine della loro stagione regolare,le squadre degli altri continenti sono nel bel mezzo della loro,e la differenza di condizione in alcune partite è stata evidente,con le squadre del nostro continente che affannavano per tenere testa agli avversari.

– È una competizione che può contribuire in maniera importante a rendere il calcio ancora più globale. Si,so cosa state pensando…”è tutta una questione di soldi,è tutto un magna magna…” e avete perfettamente ragione,su questo non ci piove. Ma anche con la motivazione più becera è possibile ugualmente creare una competizione che ha senz’altro dei pregi. Innanzitutto ci permette di vedere partite tra squadre di diversi continenti che altrimenti non vedremmo mai. Ma soprattutto ci permette di scoprire delle belle storie,ormai merce rara in questo calcio sempre più artificiale e spettacolarizzato. In questo mondiale abbiamo visto un portiere coreano apparso in una soap opera,un giocatore dei Seattle che gioca con un occhio solo,un arbitro che ha estratto un santino per espellere un giocatore (ok,de sica l’ha fatto prima nelle vesti di don buro in vacanze in America) e soprattutto la bellissima favola dell’auckland city,una squadra fatta da calciatori non professionisti che annovera tra le sue fila magazzinieri, studenti,medici e insegnanti goleador,capaci di pareggiare con una squadra gloriosa come il Boca Juniors dopo aver preso con gioia 10 pappine dal Bayern Monaco e 6 dal Benfica.

C’è un proverbio che dice “se la vita ti dà limoni,fanne una limonata”. 

A noi i limoni che offre questo calcio non piacciono, però meglio una limonata che morire di sete.

Tanti saluti dal vostro Direttore Onorevole Cavaliere Conte Diego Catellami.

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